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Come impostare un Programma di Progressione del carico di lavoro su pazienti con dolore [PARTE 2 – Esempi PRATICI]

da | 30 Lug 2019 | 0 commenti

Nella prima parte dell’articolo abbiamo visto come trovare un sistema ottimale di progressione del carico di lavoro su pazienti con dolore. In questa seconda parte vediamo un ESEMPIO PRATICO di autoregolazione con metodologia RIR, valutandone Pro e Contro!

 

Nella prima parte dell’articolo (se non lo hai letto puoi farlo qui) ho spiegato come il metodo RIR di Mike Tuchscherer, basato sull’autoregolazione del paziente, potrebbe essere un valido strumento per stabilire “il punto di partenza” nel percorso terapeutico.

Questo sistema permette, infatti, di identificare in maniera soggettiva l’intensità di uno sforzo (tramite una scala di valori) che sarà proporzionale allo stato psicofisico del paziente in quel preciso momento.

Se per un qualsiasi sportivo può essere considerato normale allenarsi con schemi di progressione del carico che prevedano volumi ed intensità prestabilite, nel caso del nostro paziente un sistema flessibile e basato sull’autoregolazione potrebbe risultare più efficace, per i motivi descritti in precedenza.

 

ESEMPIO DI AUTOREGOLAZIONE CON METODO RIR

Negli ultimi anni anche nell’allenamento della forza molti atleti hanno iniziato ad allenarsi con sistemi basati sull’autoregolazione.

“Lo scopo è quello di arrivare, attraverso un ramping, al carico target in relazione ad un numero prestabilito di ripetizioni e RPE. “

 

Vediamo ora, con un esempio, come mettere in pratica il Metodo RIR.

esempio-progressione-carico-di-lavoro-metodo-rir_ilio-iannone_fisioterapista-osteopata-2

La tabella si basa sul metodo RIR (repetions in reserve) spiegato nel precedente articolo.

Vediamo come funziona la tabella:

  • 1 ripetizione 10RPE corrisponde al massimale (100%) e significa che il paziente non riuscirà ad eseguire altre ripetizioni;
  • 2 ripetizioni 8RPE significa che una volta completate le 2 ripetizioni il paziente potrà farne altre 2 (89,2%).
  • 1 ripetizione 9RPE significa che il paziente riuscirà ad eseguire un’altra ripetizione (95,5%).

Anche se all’inizio questo schema potrebbe risultare un po’ complicato, una volta presa confidenza con la tabella risulterà tutto più semplice.

 

Arrivando al nostro paziente, dobbiamo definire:

  1. L’RPE di lavoro
  2. Il Tipo di lavoro: resistenza, ipertrofia, forza o potenza.

Ad esempio: intensità RPE 7, lavoro di forza (6 reps@4 serie)

Iniziamo con delle serie di avvicinamento da 6 ripetizioni aumentando gradualmente il carico sul nostro bilanciere fino a raggiungere un RPE 7:

5@RPE

6@RPE

7@RPE (carico di lavoro target, 76,2% come da tabella)

 

IL FONDAMENTALE LAVORO DI BACK-OFF

esempi-progressione-carico-di-lavoro-ilio-iannone_back-off-metodo-rir

Trovato il carico corrispondente ad un RPE 7, il nostro lavoro non è finito.

Abbiamo bisogno di “VOLUME” e possiamo farlo attraverso delle serie di Back-OFF diminuendo, ad esempio, il carico di un 5% (-5% fatigue).

“Questa strategia permetterà al paziente di percepire lo sforzo inferiore nelle prime serie (l’RPE si riduce) ed avrà maggiore capacità di portare a termine tutte le serie che ci siamo dati come obiettivo, il lavoro terminerà quando il paziente raggiungerà nuovamente un RPE 7.”

 

Esempio, carico target trovato: 6x100kg (7rpe)

-5% fatigue=95kg

Il paziente inizierà ad eseguire serie con 6 ripetizioni a 95kg fino a quando non percepirà il carico nuovamente con una intensità pari a RPE 7: a questo punto, il lavoro terminerà.

Questo è solo un esempio di strategia di lavoro, esistono diversi modi per impostare una progressione sul carico di lavoro e non è l’obiettivo di questo articolo.

LEGGI ANCHE: “Gestione del dolore in Overhead position: valutazione e trattamento [+ Infografica]

 

PRO E CONTRO DEL METODO DI AUTOREGOLAZIONE RIR

Vediamo, a questo punto, quali sono i vantaggi e gli svantaggi del metodo RIR.

 

I VANTAGGI DEL RIR

Il RIR, oltre ad essere sicuramente un valido sistema che può darci indicazioni su come progredire con il carico, è anche un metodo flessibile e non rigido (come molti schemi prestabiliti tipici dei programmi di strength e conditioning).

È il paziente a decidere

  • quanti kg aggiungere sul bilanciere per raggiungere l’RPE
  • quando, attraverso lo sforzo, il volume è troppo intenso (lavoro in back-OFF)

Il paziente può essere esposto gradualmente al carico, senza mai arrivare ad eseguire delle serie a “cedimento”: questo lo aiuterà a superare l’equazione CARICO=PERICOLO.

 

I LIMITI DEL RIR

Il grosso limite del RIR è il suo utilizzo con RPE inferiori a 7-8.

La scala si basa su una previsione del numero di ripetizioni mancanti e risulta spesso complicato per il paziente stimarne il numero preciso con RPE<7-8: un conto è lavorare con un RPE 8 (2 mancanti, facile da stimare) un conto con un RPE 5 (5 mancanti, difficile da stimare).

Un altro limite del RIR potrebbe essere quello di non prendere in considerazione la risposta del paziente al carico di lavoro generale (internal load) e di conseguenza non abbiamo feedback sul volume proposto per quella specifica seduta.

 

“Il RIR, a mio avviso, più che essere considerato una scala di percezione dello sforzo, dovrebbe essere considerato soltanto come un sistema in grado di darci indicazioni sul lavoro.”

 

Potrebbe essere tranquillamente usato senza associarlo all’RPE, chiedendo al paziente di eseguire 8 ripetizioni lasciandone 2 di riserva (indicazione 2 RIR), oppure 3 RIR che consiste in 7 ripetizioni con 3 di riserva.

L’RPE potrebbe essere usato invece a fine seduta per misurare il carico interno (scopo per cui è stata creata la scala da Borg) ed è ad oggi uno strumento molto utilizzato nel monitoraggio del carico di lavoro nello sport.

*

Eccoci arrivati alla fine di quest’articolo: se ti è piaciuto o se hai dubbi e perplessità fammelo sapere nei commenti, sarò felice di ascoltare il tuo parere!

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