Come gestire infortuni e stati dolorosi dei nostri pazienti senza metterli a riposo? Riduzione dell’intensità e utilizzo del Buffer risultano essere ottimi metodi: ecco perché!
Molte volte abbiamo la necessità di ridurre temporaneamente il carico su una zona dolorosa, senza mettere a riposo l’atleta.
Ad esempio, nel caso di un runner con dolore femoro-rotuleo si è visto come l’aumento della cadenza del 5-10% riduce il carico sull’articolazione del 15-20% (ne ho parlato nel mio articolo “Il Running Retraining nel Crossfit: il nuovo metodo di gestione degli infortuni nella corsa” ).
Allo stesso modo, nell’allenamento di forza possiamo spostare il carico dal ginocchio all’anca modificando l’esercizio: da squat high bar a squat low bar (knee dominant – Hip dominant).
Per alcuni sport non è sempre semplice modificare l’esercizio o il ROM soprattutto se l’atleta si trova in prossimità di una gara: eseguire uno snatch senza squat (power snatch) significherebbe ridurre anche di molto il carico sul bilanciere.
COS’È IL BUFFER
Un altro modo per diminuire il carico è attraverso la riduzione dell’intensità e, per non farlo in maniera sommaria, possiamo programmare delle serie con buffer.
“Il buffer è la differenza tra le ripetizioni che un atleta potrebbe eseguire ad esaurimento a una determinata intensità e quella effettivamente eseguita.”
È un metodo semplicissimo che si utilizza nell’allenamento della forza per non eseguire tutte le serie di un determinato esercizio a cedimento, simile al RIR (Ripetizioni in riserva).
Leggi anche: “Come impostare un Programma di Progressione del carico di lavoro su pazienti con dolore“
COME FUNZIONA IL BUFFER?
Esistono due modi differenti per calcolarlo:
1) Differenza tra le REP eseguite ad esaurimento a una determinata intensità e quelle effettivamente eseguite. ESEMPIO: al 90% si possono seguire a cedimento 3rep, se ne faccio 2 c’è un buffer 1.

Fig. 1: Buffer tra le REP
2) Utilizzando le %: la differenza in % tra l’intensità del numero di rep eseguite e l’intensità a cui dovrebbero essere eseguite. ESEMPIO: 3REP al 75% equivalgono a un buffer del 15% perché 3REP dovrebbero essere eseguite al 90%, 3REP all’80% un buffer del 10%, ecc…

Fig. 2: buffer in percentuale
RIDUZIONE DELL’INTENSITÀ NELLE SETTIMANE UTILIZZANDO IL BUFFER: UN ESEMPIO PRATICO
Ipotizziamo ora di avere un paziente con dolore anteriore di ginocchio che si trova in un periodo in-season:
“oltre al lavoro fisioterapico è importante gestire il carico di allenamento, consigliando al nostro atleta una riduzione graduale dell’intensità.”
Nella figura 3 ho ipotizzato un buffer molto ampio nella prima settimana e gradualmente, in base alla risposta dolorosa del paziente, una riduzione maggiore nelle settimane successive, fino ad arrivare al 5%.

Fig. 3: riduzione graduale dell’intensità in 3 settimane
Il buffer utilizzato dovrebbe essere scelto in funzione del rischio che vogliamo assumerci: buffer più ampi se l’evento sportivo non è a breve, mentre buffer più ridotti in prossimità della gara.
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Ti è piaciuto l’articolo? Sei d’accordo nell’utilizzo del Buffer come metodo riabilitativo? Fammelo sapere nei commenti: sarò felice di ascoltare il tuo parere!
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